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l’ecosistema startup
Sabato 12 aprile, in occasione della Tavola Rotonda “Nascita e Rinascita Aziendale”, evento conclusivo del Master “Fare impresa e valori cristiani”, Andrea Carpineti ha effettuato un intervento dal titolo “Ecosistema Startup”.
La tematica delle startup ha avuto nel corso degli ultimi 18 mesi particolare attenzione da parte dei media e delle istituzioni. Intorno alle startup si è ormai sviluppato un vero e proprio ecosistema, costituito da numerosi attori che possiamo raggruppare in cinque macro-categorie:
- startup, intese come imprese costituite al massimo da 48 mesi. Queste possono essere innovative (secondo i parametri stabiliti dal Decreto Legge Crescita 2.o), funded (quelle che hanno ricevuto un investimento) e non innovative (tutte le startup che non rientrano nelle categorie precedenti). Al 31/03/2014, le startup innovative risultano essere 1863, con un concentrazione maggiore nel Nord Italia (46%) e nei settori web (49%) e ict (21%). Nelle Marche sono 82 (il 4,4% delle startup innovative italiane), con una prevalenza nella provincia di Ancona (il 51%) e Macerata (il 25%);
- investitori, i quali possono essere business angel, fondi di venture capital o hedge fund. Molto utilizzate dalle startup sono anche le piattaforme di equity crowdfunding (es. Unicaseed) e total reward crowdfunding (es. Kickstarter). Mentre i business angel sono spesso manager o ex-manager con liquidità che vogliono investire nella startup, apportando capitale e la propria competenza professionale, i venture capital e hedge fund sono fondi di investimento che entrano nella startup con una precisa exit stategy per ottenere una buona redditività dal capitale investito;
- startupper, ovvero il fondatore della startup. Può essere da solo o in team. Spesso nella fase iniziale è supportato da mentor o advisor, ovvero consulenti aziendali che affiancano la startup nella sua fase di accelerazione. Secondo Unicusano, lo startupper “tipico” ha 33 anni, è maschio, ha almeno una laurea di primo livello e ha avuto un’esperienza lavorativa precedente;
- competitions, ovvero l’insieme di opportunità dedicate alle nuove startup. Sono momenti di condivisione della propria idea imprenditoriale e di networking. Possono essere pitch competition (es. YesStartUP) dove vengono premiate le presentazioni più interessanti, business plan competition (es. e-capital, StartCup) dedicate ai business plan meglio strutturati e startup competition (es. Wind Business Factor), dove vengono selezionate le startup più interessanti per avviare un periodo di accelerazione;
- incubatori, intesi come spazi fisici in cui le startup possono dar vita e sviluppare la propria idea d’impresa. Possono essere incubatori (es. H-Farm, JCube), acceleratori (es. Working Capital), contamination lab (es. Ca’ Foscari Venezia) o spazi di co-working (es. TAG).
E’ opinione condivisa tra le startup che uno dei problemi principali nella fase di avvio è il reperimento delle fonti di finanziamento. Credo però che il vero problema di una startup è che spesso gli startupper non hanno validato la propria idea, non hanno cioè verificato se i segmenti di clientela a cui dovrà essere venduto il prodotto/servizio hanno realmente il problema che la nostra soluzione dovrebbe risolvere e se la soluzione al problema ipotizzata è quella che i segmenti di clientela sarebbero disposti ad acquistare.
I nostri startupper, infatti, sono spesso focalizzati troppo sullo sviluppo dell’idea dal punto di vista tecnico, tralasciando quello che viene richiesto dal mercato. Il rischio è di lavorare per mesi sullo sviluppo di un prodotto/servizio che poi non si riesce a vendere sul mercato.
Cari startupper, quindi, innovate con un occhio al mercato. A quel punto sarà molto più semplice trovare investitori per la propria startup.
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