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Inbound marketing: ascoltare e farsi ascoltare dall’utente

Nel lavoro quotidiano di ogni dipartimento di marketing termini tecnici come hashtag , like e share o pin sono diventati importanti strumenti di promozione e di analisi dei risultati di ogni campagna. Se prima si parlava solamente di conversion rate, ora è molto importante l’engagement rate dei post su Facebook e Twitter . Il passaggio c’è stato negli ultimi tempi, da un marketing digitale incentrato sul sito web, si è passati ad un marketing incentrato sulla creazione di relazioni tra l’impresa e i suoi clienti. Inoltre, gli utenti stessi sono diventati voraci produttori di contenuti. Programmi come Instagram o Vine sono nati come importanti strumenti di creazione e condivisione di contenuti attraverso i quali chiunque, ispirato da un talento di artista o meno, può decidere di inondare il web di proprie creazioni. Apparentemente in un contesto guidato da trend istantanei e movimenti spontanei degli utenti, lo spazio per una comunicazione di marketing guidata dalle aziende è piuttosto limitato e confusionario sembra il ruolo degli addetti al marketing .


In realtà questo ruolo è solamente mutato. Se il marketing tradizionale ha ancora la stessa rilevanza che ha sempre avuto, gli strumenti che sono andati man mano sviluppandosi sono quelli dell’ Inbound Marketing. Ascoltare e farsi ascoltare dall’utente diventa più che mai necessario.
Dialogare con il cliente ed essere costantemente al centro della sua attenzione è addirittura fondamentale, in modo speciale in un mondo virtuale che si muove molto velocemente e che ha un tasso di fidelizzazione del cliente criticamente molto basso. Dove le distanze sono praticamente assenti, trovare nuovi competitors che possano intaccare la base dei nostri clienti è davvero un rischio che ogni impresa si trova a fronteggiare in qualunque momento
Cosa caratterizza, ancora questo “nuovo mondo ” digitale? Siamo sicuri di aver capito davvero tutte le sue caratteristiche?

1 – Il potere è oramai nelle mani degli utenti. Rispetto al sito-vetrina ogni azienda deve comprendere come a volte la sua reputazione online possa sfuggire completamente al suo controllo se su di un Social Network l’azienda non è presente, o peggio, è malamente presente.

2 – L’attenzione di un utente non è garantita, così come il suo click sul carrello per acquistare il prodotto. In mezzo a migliaia di voci, un canale privilegiato di comunicazione diretta con l’utente / prospect non è per niente scontato . Una presenza sui social molto ben architettata permette alle aziende di “parlare” direttamente ad un utente “coprendo” il rumore di fondo di altri utenti.

3 – Come recita un vecchio libro di Bill Gates, “Business alla velocità del pensiero”, la velocità di internet è quella della luce. Il tempo è dilatato e tutto può cambiare in qualunque momento. Il marketer deve essere pronto ad affrontare una crisi in qualunque momento perché in qualunque momento qualcuno può lanciare una campagna negativa nei confronti dell’azienda. Il “real-time crisis management” è una prerogativa del marketing 2.0 e lavoro per i community manager.

4 – Non esiste distanza geografica, le informazioni ed i prodotti sono disponibili sempre e dovunque . Consultare le opinioni di un utente cinese che scrive da Beijing ha, in potenza, la stessa efficacia e lo stesso raggio d’azione di un utente sotto casa. Questa informazione può raggiungere tutti, compresi i nostri prospects che stanno cercando un prodotto migliore o a prezzo inferiore e compresi coloro che hanno già comprato il prodotto e lo stanno recensendo . Rendersi conto che il mercato su internet è realmente globale può essere una chance incredibile per ogni azienda, aprendo il nostro prodotto a mercati anche molti distanti : la cosiddetta ” Internazionalizzazione Digitale”

5 – “Decostruzione del mercato”. Il processo di acquisto è ormai separato dal processo di raccolta di informazioni . Chi acquista può avere ricavato le sue informazioni dovunque nella rete. Se l’azienda è in ascolto su di un canale social può offrire la sua versione delle informazioni, altrimenti subirà passivamente le voci ( il “buzz” ) che girano sul mezzo social stesso.

6 – E’ necessario un alto livello di multi-disciplinarietà da parte del dipartimento di marketing. Concetti come SEO, PPC, Engagement Rate sono concetti che devono entrare a far parte del linguaggio quotidiano e che possono essere anche molto tecnici. I Marketer devono necessariamente avere un alto livello di conoscenze tecniche per poter progettare una campagna efficace con il giusto mezzo.

7 – Il consumatore è mobile. Il nostro prodotto può essere visto, comprato, commentato, fotografato ed acquistato dovunque nel mondo . Sia a casa che in giro per la città . Pensando ad una campagna che sia coerente con il web 2.0 , questa deve essere necessariamente pensata per poter essere fruita anche in mobilità, in un tram o in un treno affollato .

8 – La produzione di contenuti è in mano agli utenti. Come già detto i contenuti prodotti dagli utenti sono una caratteristica principe del web 2.0 . Youtube, ma anche Instagram, Vine ed altri programmi permettono agli utenti di creare dei contenuti e di lanciarli in rete. Questi contenuti potrebbero essere guidati verso la direzione voluta dall’azienda ed aiutare nella creazione del rapporto di fidelizzazione. Chiedere di creare un contenuto video mentre si usa il prodotto, per esempio, aumenta l’engagement del brand.

Otto punti sono appena la sufficienza. Se osserviamo come ogni giorno nuove notizie o nuove piccole start-up possono cambiare il modo di fare marketing online, e se osserviamo come ogni nuova funzione di qualunque social network può modificare anche pesantemente il modo di essere social, non dovremmo stupirci di dover essere costantemente aggiornati su cosa si muove sulla rete.
La rete stessa dà le tendenze e gli argomenti di cui parlare, e saper reagire è un’altra buona qualità di qualunque dipartimento di marketing. Tuttavia, non dovremmo pensare che sopravvivere in un mondo del genere sia complicato. Sebbene abbia le sue ostilità ed imprevedibilità, è un mondo che mette a disposizione numeri enormi di clienti anche solo considerando un solo mercato alla volta . L’italia, per esempio. 24 milioni di cittadini sono iscritti e di questi, ben 17 milioni sono attivi ogni giorno. Se capiamo quanto sia grande il flusso di possibili interlocutori potremmo seriamente capire quale possa essere il ritorno di una campagna ben orchestrata. Potremmo addirittura affermare che, riuscendo a comprendere il valore strategico dell’Inbound Marketing , ed ad attuare una strategia efficace, ogni azienda può acquisire target finora ignorati, e fidelizzando al tempo stesso i propri clienti attuali.

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, di Lorenzo Mattiacci, su: Marketing, Comunicazione e Vendite - Tag: , , ,

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